Rinoplastica, a chi affidarsi?
19 ottobre 2017La rinoplastica estetica è un complesso intervento chirurgico che ha lo scopo di modellare la piramide nasale, nel rispetto dell’estetica complessiva del viso e senza alterare la funzione respiratoria. Ecco perché sarebbe opportuno affidarsi ad uno specialista che racchiuda in se le specialità in chirurgia plastica e in quella maxillo facciale.
Il professore Luciano Catalfamo, docente e specialista di chirurgia maxillo facciale e specialista in chirurgia plastica, estetica, ricostruttiva e otorinolaringoiatrica, è uno dei pochi medici in Italia ad avere entrambe le specialità. Questo doppio ruolo presenta delle caratteristiche più spiccate per risolvere le patologie legate al distretto facciale, riguardanti l’estetica e la malformativa, l’oncologia, la traumatologia, la chirurgia orale e la patologia dell’articolazione mandibolare. Tali patologie riguardano sia i tessuti duri (osso, quindi chirurgo maxillo facciale) sia i tessuti molli (cute, quindi chirurgo plastico).
«Molti pazienti che richiedono un intervento chirurgico per migliorare l’aspetto estetico del volto – dice il professore Catalfamo – hanno associate una serie di alterazioni delle ossa facciali, spesso sottostimate o mai valutate dai pazienti stessi. Si tratta di deformità a carico del mascellare, della mandibola e degli zigomi. Proprio per questa complessità di aspetti chirurgici la rinoplastica si pone come un mix di tecniche operative di diverse discipline: la chirurgia plastica, la chirurgia maxillo-facciale. È una situazione quasi unica in chirurgia estetica e ricostruttiva, ma è fondamentale tenere conto di questi diversi aspetti poiché il buon esito della rinoplastica non va giudicato solo dalla forma finale del naso. Il “nuovo” naso va valutato in rapporto alle altre unità estetiche del viso (fronte, zigomi, labbro superiore, labbro inferiore e mento); in rapporto al mascellare e alla relazione maxillo-mandibolare e deve tener conto della respirazione. La rinoplastica estetica è sicuramente uno degli interventi più richiesti di chirurgia plastica. Oggi questo tipo di intervento, a differenza delle altre operazioni di chirurgia plastica che hanno un’utenza quasi completamente femminile, è richiesto anche da pazienti di sesso maschile, una tendenza ormai consolidata e in continuo aumento».
Cosa si può ottenere dall’intervento?
«Migliorare gli inestetismi della piramide nasale, riducendo complessivamente un naso troppo grande, oppure solo la punta e/o le narici. Altre volte il problema è solo il gibbo (anche detto “gobba”, la sporgenza del dorso nasale vista di profilo) e la conformazione “aquilina” del naso. In altre situazioni il naso si presenta deviato dal suo asse naturale per esito di traumi (convessità e deviazioni laterali). Molte richieste sono concentrate sulla modifica della punta che si presenta troppo ruotata verso il basso, con un aspetto “cadente”, oppure troppo ruotata all’insù, spesso esito di precedenti rinoplastiche, e queste procedure, dette di re- visione, possono essere eseguite anche in anestesia locale. È possibile modificare anche l’angolo naso-frontale, cioè la zona di passaggio tra fronte e naso che, in certi casi, è poco definito. Qualche volta la richiesta è più complicata perché vi sono deformità causate da precedenti interventi chirurgici, come ad esempio il naso “a sella” o il deficit delle valvole nasali. In questi casi la rinoplastica secondaria è un intervento chirurgico che richiede una meticolosa e complessa progettazione, al confine tra chirurgia estetica e chirurgia ricostruttiva».
Quali sono le tecniche di intervento più utilizzate?
«La rinoplastica è una pratica che si fonda sull’abilità del chirurgo, perché la capacità di valutare e interpretare le diverse problematiche dei singoli pazienti è fondamentale. Detto questo, attualmente esistono due tecniche prevalenti. La prima, detta rinoplastica “chiusa”, che prevede piccole incisioni effettuate all’in- terno del naso per modificare la componente ossea e cartilaginea dello scheletro nasale. La tecnica “aperta” e,̀ invece, quella che prevede incisioni esterne, realizzate alla base delle narici e sotto la columella, in modo da esporre a “cielo aperto” l’anatomia nasale».
Quali le finalità per ottenere un risultato il più naturale possibile?
«La finalità dell’intervento è quella di correggere le anomalie e gli inestetismi del naso. Non esiste tuttavia un naso ideale. Secondo i miei canoni, un naso deve essere proporzionato al volto, e la programmazione di ciò che si vuole ottenere non può prescindere da una valutazione del volto nel suo complesso, personalmente eseguo uno studio scrupoloso delle simmetrie del volto con l’utilizzo di fotografie ed appositi software in modo da poter discutere col paziente il risultato finale presumibile. L’obiettivo deve essere quello di realizzare un “naso bello”, che soddisfi pienamente le esigenze estetiche del singolo paziente, in grado di armonizzarsi in modo ottimale con le caratteristiche del volto, per risultare il più “naturale” possibile e conservare allo stesso tempo le proprie funzioni fisiologiche».
Per correggere gli aspetti funzionali legati a disturbi respiratori cosa fare?
«Solitamente questo tipo di intervento, di appannaggio quasi esclusivo dell’otorinolaringoiatra, figura specialistica con la quale personalmente ho una collaborazione attiva per le problematiche funzionali, riguarda il setto nasale e/o i turbinati, che possono risultare rispettivamente deviati e ipertrofici a causa di vari motivi. Questo provoca un’asimmetria delle cavità nasali con conseguenze negative sulla respirazione. Si può correggere efficacemente la forma e la posizione del setto nasale, eliminando così quelle deformità interne del naso che non ne consentivano un corretto funzionamento, oppure decongestionare i turbinati». Chi deve sottoporsi ad un intervento estetico? «Ciò che conta è stare bene con se stessi e, se un intervento estetico può aiutare una persona a ritrovare la propria armonia, ben venga».